Stefano Accorsi e la furia di Orlando – intervista

stefano accorsiCorriere Fiorentino, 27 ottobre 2012

Con un figlio di nome Orlando, Stefano Accorsi si porta un po’ nel sangue l’eroe furioso di Ariosto. E dopo una lettura del poema proposta al Louvre anni fa, oggi arriva Verdi di Pisa con Furioso Orlando (ore 21; domani, ore 17) lo spettacolo diretto da Marco Baliani che poi attraverserà la Toscana. Sbarcherà alla Pergola dal 20 al 25 novembre,fermandosi anche a Pistoia, Empoli, Poggibonsi e Chiusi. “La vera scintilla è scattata al Louvre ¬– spiega l’attore – mio figlio era già nato. L’avevamo chiamato così perché ci piaceva quel nome”. Un nome che richiama i grandi classici, a partire dalla Chanson de Roland, non meno di quello che Accorsi e Laetitia Casta hanno scelto per la loro secondogenita: Athena. E anche nello spettacolo non mancheranno echi delle più grandi opere della letteratura: da Dante a Shakespeare. «Queste citazioni sono un po’ un gioco – continua Accorsi ‒ partiamo dal presupposto che siamo due attori in scena e ogni tanto ci capita di perdersi, di scivolare. Usiamo parentesi shakespeariane per raccontare alcuni aspetti di Orlando, che a volte ricorda un po’ Otello. È un personaggio complesso, tridimensionale, anche per questo l’Orlando Furioso ebbe una grandissima fortuna: fu il primo best seller occidentale».

Fra i tanti filoni che attraversano il poema cinquecentesco, si seguirà quello dell’amore. Insieme a Nina Savary, figlia del celebre attore e musicista Jerôme, Accorsi porterà in scena le storie di Orlando e Angelica o di Ruggero e Bradamante, senza trascurare la Maga Alcina, Ferraù o Agramante. «Io incarno il narratore, mentre Nina fa spesso un controcanto: mi interrompe, commenta, canta e suona alcune sue composizioni. Raccontiamo storie d’amore che praticamente non si consumano: Angelica fugge continuamente e quando Orlando la incontra è troppo tardi, lui è impazzito, da quando ha capito che lei è legata a un altro». Per rileggere Ariosto, Baliani ha voluto riscrivere alcune ottave, mantenendo la struttura del verso ma intervenendo in più punti per aggiungere, tagliare, modificare. E non mancano commenti al testo e riferimenti all’attualità. «Già dal titolo si capisce che qualche libertà ce la siamo presa: Baliani è stato bravissimo a riscrivere i versi in maniera ariostesca. Vogliamo mettere al centro le emozioni: si ride e si piange moltissimo. Abbiamo lavorato pensando al pubblico, cercando di creare uno spettacolo fruibile che sappia raccontare una storia. Siamo stati severissimi: abbiamo tagliato alcune parti, molto belle, perché potevano appesantire la narrazione». E per allietare il lavoro, si divertiranno a produrre rumori in scena, con sistemi artigianali che ricordano le vecchie radio.

Quando Ronconi portò in scena l’Orlando Furioso, nel 1969, segnò la storia del teatro, con un cast dove spiccavano Massimo Foschi, Ottavia Piccolo o Mariangela Melato. «L’ho visto in video ‒ dice Accorsi, che è nato due anni dopo questo kolossal teatrale ‒ c’erano 35 attori, delle macchine sceniche pazzesche… noi siamo solo in due, sul palco non abbiamo quasi niente. Si può dire che queste due versioni siano un po’ complementari». Da gennaio Accorsi tornerà in tv, come protagonista de Il Clan dei Camorristi: otto puntate dirette da Alessandro Angelini. Al fianco di attori come Massimo Popolizio, Claudia Potenza e Giuseppe Zeno, lui sarà «un giudice che torna al Sud per combattere la Camorra, in una lotta che dura quasi trent’anni. Gli sceneggiatori hanno fatto un grande lavoro di documentazione».

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