Alessio Boni e il suo Michelangelo. Intervista

alessio boni attoreCorriere Fiorentino, 7 febbraio 2014

Se volete accendere l’interesse di Alessio Boni, provate a parlargli di arte e di Toscana. Vedrete che sorride, si entusiasma. Forse per questo Alessio Pizzech gli ha proposto di interpretare Michelangelo nel suo La Carne del marmo, in scena mercoledì 12 alla Città del Teatro di Cascina, in occasione dei 450 anni dalla morte dell’artista. D’altronde Boni in tv era già stato Caravaggio e in teatro un amante dell’arte, pronto a spendere una fortuna per una tela completamente bianca (Art, di Jasmine Réza). Ma adesso ci mostrerà non tanto il Michelangelo artista, bensì l’uomo. Attraverso alcuni dei suoi più celebri sonetti, entreremo nel dolore di chi doveva nascondere di amare altri uomini.

«All’epoca l’omosessualità era considerata quasi una malattia — ci dice Boni — e lui soffriva di dover vivere dietro a dei paraventi. Un eterosessuale poteva andare a braccetto con la sua donna, mentre lui doveva accontentarsi di un gioco di sguardi. Questo non vuol dire che non vivesse appieno i suoi amori, ma doveva fare sempre attenzione, non poteva declamarlo. Anche nei suoi sonetti spesso usa il ‘‘lei’’ come se parlasse di una donna».

Portato in scena per la prima volta d’estate nella Cava di Varzo, lo spettacolo sarà riallestito in veste teatrale proprio a Cascina. Le opere di Michelangelo compariranno grazie alle proiezioni del videoartista Giacomo Verde, e non mancherà la danza: sulle musiche originali di Dario Arcidiacono si svilupperanno le coreografie di Walter Matteini.

«I ballerini danzeranno seminudi — spiega Boni — cercando di restituire la carnalità dei corpi scolpiti dal maestro, il più grande di tutti. In quel periodo l’anatomia era fondamentale per gli artisti, che riuscivano a farti vedere la possenza di un braccio, di una spalla, o di quadricipite. In opere come La Pietà o I Prigioni c’è uno sprigionamento carnale: la pietra non è più fredda, ma diventa carne. Nasce da qui la metafora del titolo».

Quando viaggia Alessio Boni non si perde una mostra. «Quando arrivo in una città chiedo subito che esposizioni ci sono. Solo dopo posso andare a teatro, al cinema, a cena, o a vedermi quel ristorante nuovo che dicono sia carino. Ogni città ha la sua prerogativa: a San Pietroburgo ammiro l’arte classica all’Hermitage, a New York mi faccio guidare da un mio amico che è un pittore straordinario, Bernardo Siciliano, per vedere le cose più moderne».

E quando viene nel suo casale in Val di Chiana? «C’è Piero della Francesca, per non parlare poi dell’equilibrio architettonico di Montepulciano, Pienza, Cortona. E poi la natura, il vino, l’olio, la chianina! La Toscana è una regione completa». Anche la sua attività nel territorio cresce: quest’anno ha avuto la direzione artistica del Festival di Cinema Sociale di Arezzo organizzato dal Cesvot, e ci conferma che sarà in carica almeno per tutto il prossimo anno. E dopo Michelangelo? Di nuovo in tv, protagonista con Caterina Murino della fiction Rai Il ritorno di Ulisse. «Si parte da Omero, ma lo si legge in chiave moderna, con molte licenze poetiche che faranno sicuramente discutere».

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