Filippo Nigro in scena con Pretty. Intervista

filippo nigroCorriere Fiorentino, 27 febbraio 2014

“So di non essere brutto, ma nemmeno il tipico attore bello”. Filippo Nigro percepisce così la sua immagine. Decollato al cinema con Ozpetek (Le fate ignoranti, La finestra di fronte) e sempre attivo sul grande e sul piccolo schermo (A.C.A.B., Ris e molti altri) dice di avere un rapporto “sereno” con la bellezza. Non per tutti è così, come vedremo con Pretty, il testo di Neil Labute in scena venerdì al teatro Dante di Campi Bisenzio per la regia di Fabrizio Arcuri (ore 21). Appena scopre che il suo compagno Greg (Nigro), l’ha definita “normale”, Steph (Fabrizia Sacchi) lo lascia. Problemi analoghi saranno vissuti dalla loro coppia di amici, interpretati da Giulio Forges Davanzati e Dajana Roncione: sebbene Kent consideri decisamente bella la sua Carly, non può trattenersi davanti a una collega terribilmente sexy.

È un testo abbastanza crudele, anche se mascherato da commedia – continua l’attore – ti resta l’idea di non saper mai come esprimerti: non è facile dire le cose giuste come si vorrebbe”. Debuttata a New York nel 2008, la commedia segnò l’esordio a Braodway di Labute, già noto per le sue regie cinematografiche con attori come Ben Stiller (Amici & vicini), Gwyneth Paltrow (Possession) o Nicolas Cage (Il prescelto). Con Pretty, chiudeva una trilogia dedicata alle relazioni umane, avviata con The Shape of Things (La forma delle cose) – il testo subito trasposto sul grande schermo dallo stesso Labute e interpretato da Paul Rudd e Rachel Weisz – e proseguita con Fat Pig (Grasso come un maiale). “Labute può piacere o no ma ti lascia sempre qualcosa su cui soffermarsi a riflettere”, dice Nigro.

In questo caso si parte da questa “la frustrazione che avviene quando cerchi di aderire ai canoni estetici imposti dal mondo occidentale: questi quattro disgraziati si sentono inadeguati e infelici, proprio per ricercare un’idea di bellezza. C’è l’incapacità di riconoscersi nell’altro, di accettare il modo in cui si viene considerati, perché è difficile conoscersi veramente per quello che si è”. Un aspetto fondamentale è quello del linguaggio. “È la porta d’ingresso di tutto: questo poverino fa un’osservazione che gli pare innocua sul volto della sua donna e scatena un putiferio. Si parla dunque dell’incapacità di esprimersi e di essere ascoltati e si riflette sulle insidie del linguaggio”. La commedia, per il nostro Greg/Nigro sarà “una piccola storia di formazione, quasi un’educazione morale”.

Nella sua esperienza di vita, Nigro considera la bellezza come “una cosa positiva: non la vivo come un problema. Spesso si sente dire “ce la fa perché è bello” ma poi è evidente che se una persona è solo bella non può andare avanti più di tanto, almeno con questo mestiere. Si dice anche “Le belle donne le lascio agli uomini senza fantasia”, ed è vero che in certi casi la bellezza può diventare un elemento talmente predominante da distogliere da altri fattori. Se fai l’attore ti trovi a lavorare con la tua immagine e cerchi di trovare un equilibrio al di là dell’aspetto. Poi, se uno può comunicare qualcosa in più attraverso la sua bellezza, questo è solo un valore aggiunto “.

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