Dal testo di Ilaria Mavilla, è nato uno spettacolo teatrale, con la regia di Gherardo Vitali Rosati, prodotto dal Teatro delle Donne. Lo spettacolo ha debuttato in prima nazionale nell’aprile 2016, con musiche originali di Tommaso Tarani, scene di Fedra Giuliani, luci di Andrea Narese.
Ecco le note di regia.
C’è un professore universitario che ha tutto, dentro il Glory Hole di Ilaria Mavilla. “Ho un buono stipendio, due case, un’ex moglie, un cane e delle bellissime piante”, ci dice, scegliendo di “confessarsi” proprio qui, dietro un glory hole. Già al cinema, Irina Palm aveva presentato una cinquantenne che si ritrova a lavorare in un sex club, nonostante l’età, grazie alla parete forata che la divide dai suoi clienti. Ora Ilaria, che nei suoi scritti ama spesso giocare con ambientazioni a sfondo sessuale (si pensi anche al romanzo Miradar, Feltrinelli 2012), sceglie di portarci di nuovo in questo locale. Ma “oggi proprio non va”, dice il nostro prof, aprendo così i rubinetti a uno scrosciare di pensieri, ricordi, immagini.
C’è un che di pirandelliano (penso a La cariola) nel suo chiudersi qui per dare sfogo alla sue reali pulsioni, dopo averle represse fra lezioni e convegni. È un uomo scisso, incapace di provare emozioni, che sembra vedere dall’esterno la sua vita che scorre. “È un groviglio di immagini scialbe… non mi commuovono, non mi fanno ridere, non mi riguardano. Come se fossero immagini della vita di un altro”. Forse proprio per l’anonimato assicurato, o semplicemente perché non ha nessuno con cui parlare, è qui che il prof si racconta, pur precisando che “questo non è un confessionale”. Per questo la scena sarà come un cubicolo sexy, uno spazio chiuso ma rassicurante, dai toni rossi accesi, con al centro una comoda e originale chaise long. Qui si muoverà Roberto Andrioli, ben più vestito di quanto non fosse nel Decameron dei Taviani, al fianco di una Cortellesi badessa e amante (lì, era completamente nudo). Con questa scena ancora in testa, ho pensato subito a lui, leggendo per la prima volta il copione. Mi trovavo a Timisoara (Romania) per un festival, e Ilaria mi chiedeva un parere per portarlo in scena. Quando li ho fatti incontrare non immaginavo che avrebbero proposto a me di curare la regia. Ho accettato con entusiasmo, senza sottovalutarne – da buon critico – le difficoltà, ma con tutta la voglia di dar voce a questa storia e a questi personaggi. Ci sto provando, con il massimo impegno, mentre continuo a cercarmi fra nuove sfide – prima la drammaturgia, ora anche la regia – magari sbandato fra i flutti, ma ora, finalmente, in compagnia di un tizio, ancor più in crisi di me, che si ritrova a parlare da solo nascosto in un glory hole.
Ecco l’articolo di Edoardo Semmola per Il Corriere Fiorentino