Paolo Poli, per sempre alla Pergola

paolo poli saloncino pergolaMercoledì 24 Maggio 2017, Corriere Fiorentino

«Sappiamo tutti quanto Paolo detestasse le celebrazioni, ma questa è un’occasione davvero speciale». Lucia Poli ha aperto così la festa con cui il Teatro della Toscana ha intestato il Saloncino della Pergola alla memoria di suo fratello. Nato il 23 maggio del 29, ieri Paolo Poli avrebbe festeggiato 88 anni, e la città ha voluto ricordarlo proprio nel giorno del suo compleanno con una festa con musica dal vivo — eseguita dagli allievi della Scuola di Musica di Fiesole — filmati d’archivio e letture. Una cerimonia fortemente voluta dal sindaco Dario Nardella, che da un anno si impegna per questo obiettivo. «Da oggi questo luogo simbolo della città porterà per sempre il nome di Paolo Poli — ha detto — siamo davvero orgogliosi di questo grande figlio della nostra comunità». Il ricordo è poi andato «all’ultima volta in cui parlò della sua carriera: il 9 gennaio dell’anno scorso, per l’inaugurazione del Niccolini, quando siamo riusciti a riaprire un teatro chiuso da più di vent’anni».

Si consolida così un legame iniziato nel 1963, quando Poli portò in scena alla Pergola Il mondo d’acqua e proseguito fino al 2005, quando interpretò Il ponte di San Luis Rey . Negli ultimi anni aveva poi preso casa al Puccini, dove aveva presentato i suoi ultimi spettacoli. Ora il legame dell’attore col massimo teatro fiorentino è ricordato da una piccola mostra nella sala Oro, dove tra alcune locandine trova spazio un pezzo di scenografia di Pollicino (2000) firmato da Lele Luzzati, suo storico compagno di viaggio, poco distante dai bozzetti di Anna Anni per Mistica (1980) e a quelli di Aldo Buti per I’ Morino e Femminilità (1975-79). Piccole e curatissime opere d’arte, che rimandano a un teatro artigianale che oggi — forse — non esiste più.

Per ricordare i suoi più recenti lavori sono stati poi proiettati filmati che lo ritraggono intento a cantare — quasi sempre en travesti — brani romantici come Perduto amore, Quella cosa in Lombardia, ma anche pezzi rock come Bello eimpossibile, che lui interpretava vestito da prete e con gli occhiali da sole. A seguire, i suoi vecchi compagni di scena si sono alternati in letture di interviste e pagine di libri dove l’attore ripercorreva la sua vita. Ha aperto le danze Lucia Poli, tornando su quel suo fuggire dalle cerimonie: «L’unica cosa che il fascismo non ci ha fatto mancare» e ricordando anche i suoi 60 anni di teatro, «sono stati la mia educazione sentimentale, un po’ alla Flaubert». Pagine sferzanti e ricche di quel tono divertito che lo contraddistingueva. «Ho sempre vissuto fuori della vita normale — ha letto Stefano Gragnani — anziché una sola vita borghese ho scelto di vivere tanti piccoli personaggi» .

Marco Messeri ha dato voce ai ricordi del suo maestro che ammirava Anna Magnani sul set di Bellissima . E fra i tanti personaggi citati non è mancato Papa Luciani — «era così carino, mi venne anche a vedere a Venezia, peccato che sia morto subito» — o Aldo Palazzeschi, che Poli incontrò nella sua casa di Roma. Non mancano parole su Guido Gozzano, che firmava scrivendo tutto minuscolo, cosa che ha ispirato anche l’attore fiorentino. Non è un caso, quindi, se la targa che porta il suo nome, disegnata da Walter Sardonini, e che ora è attaccata accanto alla porta del Saloncino, è scritta tutta in piccolo, senza maiuscole.

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