19 ottobre 2018. Corriere Fiorentino.
“Una periferia di sentimenti. Un mondo ai margini, che si ispira al Seicento ma ci porta in un bar di cemento, abitato da una prostituta che appende i suoi reggiseni sul tetto”. Filippo Timi descrive così l’ambientazione del suo Un cuore di vetro in inverno, in scena in prima nazionale a Firenze per inaugurare, dal 23 al 28 ottobre (feriali ore 20.45, festivi ore 15.45), la stagione della Pergola. Nella triplice veste di autore, regista e attore, Timi incarna un cavaliere che deve lottare contro un drago. “Cerca in sé il coraggio per fare questo viaggio, ma è supportato da una corte di individui – interpretati da Marina Rocco, Elena Lietti, Andrea Soffiantini e Michele Capuano – che parlano quasi tutti in diversi dialetti”, dice Timi, rispondendoci nel corso delle prove.
A partire da un menestrello. “Vive una vita che non lo sfiora: per questo è costretto a raccontare le storie degli altri”. Un po’ autobiografico? “Io mi riconosco in tutti i personaggi, sempre alle prese con un viaggio alla scoperta di se stessi. Ma in questo caso ho solo provato a immaginare come potesse essere composta la corte di un cavaliere. E mi sono venuti in mente degli archetipi”. C’è quindi anche uno scudiero, che si innamora della prostituta, e non manca un angelo custode, che accompagna il nostro cavaliere nella sua ricerca. Lo interpreta Marina Rocco, “che poi è Marylin Monroe – continua Timi – l’abbiamo angelisizzata, partendo dalla poesia di Pasolini che racconta tutta la fragilità di questa icona”. Inutile cercare fonti rinascimentali o pensare al quasi omonimo film con Daniel Auteuil ed Emmanuelle Béart (“quale film?”). La vera fonte è proprio Pasolini. Viene da qui l’interesse per le periferie e “il tentativo di rendere poetico un linguaggio molto concreto”. Persino le musiche sono spesso tratte dai suoi film, ma come sempre avviene negli spettacoli di Timi, la colonna sonora saprà spaziare fra i secoli, accostando Vivaldi a Gigi D’Alessio. Le stesse contaminazioni si ritrovano nei costumi. “Sono molto reinventati: io ho una corazza color argento che sembra proprio del Seicento, ma la prostituta ha una grande gorgiera che però è interamente fatta di bigodini rossi”.
Con questa squadra al suo fianco, il nostro cavaliere cerca di affrontare il drago. “Incarna un po’ le sue paure umane, le stesse che gli creano una corazza, che lo difendono dal mondo ma gli impediscono di essere libero per sentire il mondo”. Fra queste, c’è “la paura di non essere amato, di non riuscire ad affrontare il viaggio e le intemperie”. Per questo il cavaliere è “un cuore di vetro in inverno”. Un essere solo e fragile, che a un certo punto resta anche in mutande, sotto la neve. Se ogni epoca ha i suoi cavalieri, oggi forse un paladino dovrebbe combattere “per salvare il mondo dal clima, dalle deforestazioni, dall’immondizia, dallo spreco, dalla plastica: dovremmo allestire un gran battaglione tutti insieme”. Ma siamo già sulla buona strada: “tutte le persone che conosco sono molto sensibili a questo argomento, si prodigano per fare sempre più attenzione”.
Con questo spettacolo si consolida il legame con la Pergola, che ha coprodotto Un cuore di vetro in inverno al fianco del Franco Parenti di Milano. “Mi hanno ospitato la prima volta con Amleto, gli è piaciuto il mio modo di lavorare e si sono detti disponibili a sostenermi per progetti futuri”. È nata così una collaborazione che aveva già portato, nel 2016, a Una casa di bambola, una fedele rilettura del testo di Ibsen, diretta da Andrée-Ruth Shammah, dove Timi interpretava sapientemente tre ruoli. “La Pergola è tra i più bei teatri d’Italia, mi fa molto piacere lavorare con loro”. E Firenze? “Per me è una delle Sette Meraviglie del mondo. È un gioiello dell’arte, un capolavoro di città, che con la sua storia ha contribuito all’avanzamento dell’uomo su scala mondiale. Mi mette sempre un po’ in soggezione, ma è davvero bella e accogliente”.
Il rapporto con la Toscana si è consolidato recentemente con la serie tv I delitti del Barlume, tratta dai romanzi di Marco Malvaldi: “Un’avventura ricca di divertimento e di goliardia; ho dovuto imparare un po’ il toscano, è una lingua che trascina, è stato un piacere avere una scusa per usare certe inflessioni.” Oggi Timi è una star nazionale, acclamato al cinema e alla tv, eppure continua a battere l’Italia in lungo e in largo con i suoi spettacoli. “Il teatro è da dove arrivo, e poi ho la fortuna di poter anche scrivere i testi e dirigere i miei attori, è davvero un piacere creativo all’ennesima potenza. Ciò non toglie che fare un bel film o una bella serie sia irrinunciabile. Quel che accomuna tutti i lavori è l’impegno per farli al meglio. Ma il teatro mi spaventa di più: sento più responsabilità, e poi è live, non puoi mai sbagliare. Il brivido è senz’altro diverso”.
Gherardo Vitali Rosati
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