Tiezzi affronta il Faust

Giovedì 9 maggio 2019, Corriere Fiorentino.

Federico Tiezzi torna al Metastasio. Dopo averlo diretto dal 2007 al 2010, e averci realizzato spettacoli kolossal come La Divina Commedia (1989-91) e Scene di Amleto (1998-2000), adesso – dopo quasi dieci anni di assenza – porta in scena una nuova produzione del teatro di Prato: Scene da Faust, in prima nazionale al Fabbricone dall’11 al 19 maggio (feriali ore 20.45, sabato ore 19.30, domenica ore 16.30, lunedì 13 riposo). “È uno spazio che amo profondamente – dice il regista – qui nel ’78 Franco Quadri mi fece conoscere Luca Ronconi, e seguii le prove del suo Calderon. Dopo la mia direzione c’è stata una specie di damnatio memoriae fino all’arrivo di Franco D’Ippolito (direttore del teatro dal 2015, n.d.r.)”.

Ora, sul palco ci sarà Sandro Lombardi, nei panni di Mefistofele, al fianco di Marco Foschi, Faust, e di un nutrito gruppo di giovani attori che si sono perfezionati nel Teatro Laboratorio della Toscana diretto dallo stesso Tiezzi. “Il rapporto con gli allievi è continuo – spiega lui – quando lavoro con loro ho una maggiore voglia di insegnare e di creare dei ponti di scambio con gli spettatori. C’è un approfondimento continuo e un costante desiderio di ricerca”.

Anche per il Faust, il regista ha selezionato una serie di scene, come aveva fatto con Amleto e con Romeo e Giulietta. “Mi sono basato sulla scelta che aveva fatto Giorgio Strehler nel 1989: io facevo il Purgatorio a Milano e seguii per quindici giorni le sue prove”. Ma a dispetto dei due Shakespeare sopra citati, il Faust di Goethe non nasce per il teatro, e i suoi dodicimila versi possono essere complicati da trasporre sulla scena. “Invece è molto più teatrale di quanto non sembri, perché al centro c’è una trasformazione: il Faust della prima parte è più in linea con lo Sturm und Drang, è un intellettuale in crisi, mentre dopo si trasforma in Don Giovanni, e l’atmosfera cambia un po’ alla Marivaux”.

Per quasi sessant’anni – dal 1772 al 1831 – Goethe lavorò al Faust, dando una nuova consacrazione al mito dello studioso che vende l’anima al diavolo in cambio di conoscenza, piacere e giovinezza. Ora, a duecento anni di distanza, Tiezzi rilegge il testo alla luce di Freud e di Lacan. “La ricerca della verità, della conoscenza, a cui si presta Faust, per me è una cosa puramente interiore che va fatta scavando nel proprio inconscio”. Ciò non toglie che il percorso sia fatto anche di un amore carnale, quello fra Faust e Margherita: “questo avviene dopo che Faust viene ringiovanito, Mefistofele gli fa scoprire il suo corpo e lo introduce a un mondo per lui ancora estraneo, quello del desiderio”.

Gherardo Vitali Rosati
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