Il teatro di Jon Fosse a Sesto Fiorentino

Mercoledì 16 ottobre 2019, Corriere Fiorentino.

Nel 2001, il festival Intercity di Sesto portava per la prima volta in Italia Jon Fosse. Il drammaturgo norvegese — oggi tradotto in oltre cinquanta lingue — aveva da poco raggiunto il successo internazionale quando Barabara Nativi dirigeva alla Limonaia le mises en espace de II Nome e Inverno. Oggi, il maestro nordico ha appena compiuto sessant’anni, ma nel frattempo tutto, nella sua vita, è cambiato. Per questo Intercity — quest’anno dedicato alla Norvegia — torna a riflettere su di lui e propone un intero «Progetto Fosse», con spettacoli, reading e anche una mostra fotografica degli allestimenti italiani dei suoi testi. «Avevo pensato di non includerlo in questa edizione – dice il direttore artistico Dimitri Milopulos – ormai è noto in tutto il mondo e volevo concentrarmi su giovani autori. Ma poi ho scoperto che ha smesso di scrivere per il teatro, si occupa solo di romanzi e poesia, e vive tranquillamente con moglie e figli, non beve più». In molte interviste Fosse ha raccontato il suo problematico rapporto con l’alcool, che l’ha portato a un grave problema nel 2012. Da lì la svolta. Ha smesso completamente di bere, «inizialmente volevo smettere solo per cinque anni e poi ricominciare – ha detto in una densa intervista su Music and Literature — ma poi non ne ho sentito il bisogno». Si è anche convertito al cattolicesimo, e vive con i suoi sei figli. L’idea di chiudere con il teatro è arrivata dopo Io sono il vento. Un grande successo internazionale, che era stato al centro della prima edizione di Intercity dedicata alla Norvegia, nel 2009. Milopulos aveva firmato le scene di quell’allestimento italiano diretto da Runar Hodne che poi è arrivato fino a Shangai. «Dopo Io sono il vento, dovevo scrivere Questi occhi — ha detto Fosse — avevo già firmato. Ma è stato tremendamente difficile». Da lì, la scelta di tornare alla prosa, da cui era partito. Ora, Intercity presenta, in lettura, due suoi testi di prosa: Mattino e sera, fresco di stampa per La Nave di Teseo (lo legge Monica Bauco, stasera alle 21 alla Limonaia) e Insonni (con Teresa Fallai, il 28 ottobre, ore 21). Fanno parte del progetto «Sento»: gli spettatori siedono comodamente su delle sdraio, mentre il suono delle parole li raggiunge da dietro, un po’ come dallo psicanalista. Al centro del progetto, due allestimenti teatrali, in scena sabato 19. Alle 21 viene presentato Cani morti, un testo cult del 2004 che ruota intorno a un omicidio perpetrato come vendetta per l’uccisione di un cane. Lo porta in scena la regista Thea Dellavalle, che si era già confrontata con Fosse dirigendo Suzannah, in una produzione recentemente presentata a Roma. A seguire, alle 22.30, Milopulos dirige – in mise en espace – Mare, un testo pubblicato nel 2014. «Si inserisce nel filone più onirico di Fosse: si parla di abbandono, di voglia dell’altro, ma non c’è una storia concreta». Completano il Progetto due studi, liberamente ispirati a due testi di Fosse, in scena il 20 ottobre a cura di Teresa Fallai e Tommaso Carli.

Gherardo Vitali Rosati
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